Sono confusa, confuso… ma che confusione!…. quanta confusione non capisco più nulla… diamo in genere un’accezione negativa alla parola confusione. Eppure confusione è “fondersi con” (con fusus).
Nella con-fusione possiamo contemplare l’idea di intreccio, inclusione, mescolanza, fusione, compenetrazione, complementarietà…. Con-fusione, quindi, come stato di non scissione, di indistinto, di “assieme” (cum).
Con-fusione è un flusso inafferrabile e forse è questo che ci manda in crisi, abituate/i come siamo a controllare, afferrare, tenere anziché lasciar andare. Se non ci fosse con-fusione non potremmo e non sapremmo nemmeno scindere, distinguere e fare chiarezza. Se accogliamo la confusione, senza annaspare con la fretta di uscirne, la chiarezza emerge come una forma sempre più nitida che viene in primo piano. Ecco che la confusione diventa quel prezioso momento, in cui la parte razionale può fare una pausa e lasciar spazio all’intuito, per poi mettersi al suo servizio.
Permettiamoci di essere confuse e felici, perché è pura gestazione, in cui gli elementi si fondono senza censura e senza giudizio e noi possiamo toccare profondità celate.
Questa è una chiave di lettura o ri-lettura, non “la” chiave, perché confusione può essere anche un luogo affollato, rumoroso e fastidioso o avere altri significati negativi, ma questa chiave di lettura ci aiuta quando abbiamo bisogno di fare chiarezza dentro di noi prima di fare una scelta e di permetterci il tempo necessario affinché non sia una scelta forzata, automatica, convenzionale.
Nei momenti della pratica Feldenkrais questo si traduce nella capacità di stare “con le” e “nelle” sensazioni corporee, emotive, di pensiero e di sentimento senza la fretta o l’ansia di agire. Si traduce nel dimenticare l’obiettivo, uscendo dagli schemi o dall’ambizione del risultato per godersi l’esplorazione, accorgersi quando è abbastanza, lasciarsi andare al piacere di ciò che “si fa” da sé.
E’ una delle “strategie” del Metodo Feldenkrais, quella di non essere direttivi e di suggerire movimenti cha a volte appaiono come rebus da sciogliere. E’ in quei momenti che la parte razionale di noi, legata agli schemi abituali, alla volontà di capire e di mettere ordine, assieme alle voci “genitoriali” introiettate, entra in conflitto con il corpo che non riesce a eseguire nell’immediato ciò che gli viene richiesto. In quei momenti si potrebbe cadere nel tranello della frustrazione e invece è il momento che precede il cambiamento verso una modalità più “nostra”, originale a autentica.
Se si accoglie la confusione (non so bene che cosa fare, non riesco a capire come arrivare da A a B), bastano una pausa, un silenzio, un ascolto empatico che il corpo inizia il movimento spontaneamente, seguendo quelle leggi fisiche e biomeccaniche, essenziali e chiare, che conosce se non interferiamo con un pensiero dominante e dominatore. E’ il momento in cui scopriamo di poter pensare in un altro modo, diventando corpo-pensiero.
Le convinzioni sono legate al giudizio, questo va bene e questo no, la con-fusione accetta la gestazione di un nuovo pensiero.
Se con questo articolo vi ho confuso, ne sono felice.
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