La danza mi accompagna fin da bambina. Ricordo che prima che le trasmissioni televisive iniziassero (siamo negli Anni 70) accendevo la TV che mandava in onda musica e ballavo liberamente. Quella era per me felicità pura. Non vedevo l’ora di avere l’età giusta per iniziare a studiare danza. Chiedevo sempre a mia mamma: quando mi mandi a una scuola? Saggiamente lei aspettò fino ai miei 11 anni. A quel punto mi iscrisse a un corso di danza classica e da allora non smisi praticamente più: dopo danza classica, fu la volta del jazz e del modern jazz, poi della danza moderna, contemporanea, fino al teatro danza…. tecnica Limon, Nikolais, Marta Graham (erano gli Anno 80). Il mio mito era Carolyn Carlson e l’altra musa Pina Bausch. Adoravo le coreografie di Mats Ek e non le perdevo quando erano in cartellone a Milano. Ogni volta che andavo a un concerto chiudevo gli occhi e mi vedevo ballare.
Sognavo di essere una ballerina, ma non lo sono diventata, anche se nel tempo mi sono tolta la voglia di qualche spettacolo amatoriale.
Le scuole di danza quando ero ragazzina erano molto costose, pensare a una frequenza a livello professionale per la mia famiglia non era possibile. Amavo anche il teatro, ma stessa storia: carriere un po’ evanescenti, precarie, in un tempo in cui ancora c’era la mentalità del “lavoro sicuro”. Mi sono orientata agli studi umanistici che tanto mi appassionavano, letteratura italiana e latina, comunicazione e storia del teatro che è stata tema della mia tesi. Nel 2012, l’esame per giornalisti. Parallelamente, tanta ricerca personale sul movimento e su come funzioniamo attraverso il movimento. Molto più in là, nei primi anni del 2000, mi sarei iscritta alla Formazione per diventare insegnante del Metodo Feldenkrais, una pratica di conoscenza del proprio corpo in movimento, sia nelle funzioni neuro-muscolo-scheletriche, sia come espressione di pensieri, emozioni, sentimenti.
E la danza? Me la sono concessa ballando tango argentino dal 2000, fino al lockdown del 2019. Il mio lavoro come insegnante Feldenkrais in quel momento subisce uno stop: i centri e le palestre sono chiusi, le sedute individuali, in cui lavoro con il tocco corporeo, impossibili. Decido di insegnare online e di dedicarmi a un progetto che ho da tempo: il benessere delle donne, con lezioni di “Pavimento Pelvico e Sensualità” (negli anni precedenti mi ero specializzata nel pavimento pelvico femminile e proponevo seminari a tema).
E’ un periodo di grande ricerca e creatività. Si fa strada un mio modo personale di occuparmi del pavimento pelvico, con grande soddisfazione mia e anche di chi mi segue. Tante testimonianze scritte dalle donne mi hanno commossa, mi hanno fatto spesso venire i brividi e sussultare il cuore per la gioia e l’emozione… che meraviglia custodiamo nel nostro corpo, quando ci permettiamo di riconoscerla!
Il lockdown ha aperto una finestra temporale dalla quale sono entrate le mie passioni e i miei interessi e anche la danza torna prepotentemente a farsi sentire nelle mie cellule, nella mente, nei sogni.
Nelle ripetute “sospensioni” che si sono susseguite tra il 2019 e il 2020, mi sono presa il tempo di approfondire la conoscenza del corpo: anatomico, funzionale, neurologico, muscolare, scheletrico. Mi piace cercarvi i segni tangibili dell’invisibile: lo spirito, il sentimento, il pensiero. Non è facile disegnare la rete di relazioni, perché libri, testi, ricerche, corsi, seminari teorici e pratici sono sempre specializzati su una parte, un aspetto, un approccio.
Per studiare abbiamo bisogno di astrarre, dividere l’inscindibile, ma il vivente è un tutto che dialoga, trasformandosi, nello stesso istante, momento per momento. Per comprendere in modo più “unitario” allora cerco i collegamenti, assemblando testi, immagini, tavole, ricerche dei vari ambiti: neuroscienza, neurobiologia, pratiche e tecniche somatiche, Feldenkrais ma anche Focusing, Mindfulness, Mind-Body Centering, Somatic Healing… E poi osservo, partendo dalle domande: “che cosa succede se”… e provo, traducendo l’astrazione dello studio nella concretezza dell’esperienza. E’ quello che ho imparato da Moshe Feldenkrais: minimi movimenti per cogliere i collegamenti, in una visione d’insieme.
E’ così che ho ritrovato la danza: come uno stormo di uccelli che disegna forme nel cielo, come i fili d’erba mossi dall’aria, come le fiamme di un fuoco, le correnti dei fiumi e dei mari, i giochi del vento con le foglie, i cerchi delle api sui fiori, anche il corpo umano danza per sua natura.
Danzano i tessuti, danzano le ossa, danzano gli organi, danza la carne attraverso il ritmo del respiro, del cuore, dei fluidi, delle sinapsi… una grande orchestra per una grande coreografia. E la mente? La mente contempla questa meraviglia.
La danza è la vita stessa e quello che sperimento attraverso il Feldenkrais è la danza della vita. Quando studiavo danza, cercavo di riempire forme, o, detto altrimenti, di dare una forma al movimento. Ora la danza è il naturale movimento del mio corpo che scopro con amore, bellezza e piacere.
Moshe ha lasciato un repertorio immenso su come un corpo umano vive la vita nelle funzioni dettate dal sistema nervoso autonomo, nei gesti, nelle azioni, nelle intenzioni, nelle emozioni. E’ un’enciclopedia del vivente, un’enciclopedia della danza del movimento umano, a disposizione per chi voglia “animarla”.
Tante volte mi sono chiesta come mai non ho seguito il mio sogno di bambina e non sono diventata una ballerina. Dopo mezzo secolo di vita è arrivata la riposta. Non c’era bisogno di diventare danzatrice, c’era bisogno che riconoscessi la mia anima danzante. E ora mi è chiaro il senso più profondo del mio lavoro: far ritrovare questa anima danzante che è in noi a tutte le donnei che lo vorranno!
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