Quando mi chiedono che cosa rende diverso il Metodo Feldenkrais da tante discipline simili mi vengono in mente molte cose, fra cui innanzitutto il fatto che il Metodo non insegna ciò che è corretto o no, giusto o sbagliato; insegna innanzitutto a porsi domande, dando per valida ogni risposta. Perché ogni risposta è un’informazione, anche il “non lo so”, ossia l’apparente assenza di una risposta. In quel momento ci troviamo semplicemente in uno stato di ricerca.
Il semplice fatto di porsi domande modifica ciò che sentiamo e ciò che facciamo.
Penso che la peculiarità della società odierna sia invece quella di fornire continuamente risposte a tutte le esigenze: sempre più esperti e specialisti offrono la soluzione a ogni problema. Innanzitutto ci sarebbe da chiedersi se si tratti di un problema o piuttosto di un’opportunità verso il cambiamento. Al di là di questa prima domanda, che già da sola potrebbe impegnarci per mesi, ne seguono molte altre che penso dovremmo rivolgere a noi stessi. Tante volte sappiamo benissimo che cosa ci provoca un malessere, ma preferiamo non cambiare nulla e assumere un farmaco, seguire una dieta imposta, darci regole, aggrapparci a convinzioni piuttosto che voler cambiare in modo autentico. Ed è comprensibile: il cambiamento autentico presuppone l’ignoto, l’assenza di certezze e sicurezze, la confusione, le domande aperte, l’ansia dei “se” e della catena di eventuali conseguenze. Il cambiamento, insomma, fa paura. Prima di poter ritrovarsi, riconoscersi, accettarsi e piacersi per come si è, si possono passare momenti molto critici, di sofferenza, di perdita di riferimenti, di giudizi negativi, di scontri, non soltanto con gli altri, ma anche e innanzitutto con se stessi. Però è l’unico processo verso un reale ben-stare, nell’ascolto e nel rispetto del Sé più intimo e profondo. In controcorrente rispetto alle ricette pronte, alle risposte preconfezionate e rassicuranti, il Metodo Feldenkrais non offre nessuna regola, anzi, rinnega regole e correzioni.
L’unica regola che ho è quella di non avere regole. (Moshe Feldenkrais)
Il Metodo Feldenkrais ricerca la funzionalità, l’efficacia e l’economia dei movimenti (fisici, emotivi e mentali), ma non correggendo, bensì stimolando le risorse individuali. Forse è per questo che il Metodo spiazza e, a volte, spaventa. Non siamo abituati. Non siamo abituati a farci domande senza avere una risposta pressoché immediata. Non siamo abituati a stare, abbiamo un impulso quasi impulsivo al fare. Non siamo abituati a cambiare prospettiva, perché i luoghi comuni sono molto più rassicuranti rispetto all’ignoto. Ma una volta iniziato questo viaggio, una vera e propria esplorazione e scoperta, iniziamo a riappropriarci di noi stessi, con grande soddisfazione, nell’accoglierci e nel piacerci per come siamo.
Durante le lezioni di gruppo dette Consapevolezza Attraverso il Movimento l’insegnante, mentre dà le indicazioni verbali sui movimenti, continua a porre domande, così da guidare l’attenzione ai vari elementi in gioco (respiro, le diverse parti del corpo, rapporto con il suolo, stato d’animo, atteggiamento mentale ecc.) e ogni lezione è unica: l’insegnante la modula in base a ciò che accade e la lezione si compie nel qui e ora di quell’entità irripetibile che è quel gruppo in quel momento. Lo stesso vale nelle sedute individuali di Integrazione Funzionale, solo che in questo caso le domande vengono poste attraverso le mani dell’insegnante, in una comunicazione non verbale. Si stimola così una presa di coscienza del movimento che trasforma il movimento stesso.
Se tutto questo non ti spaventa e anzi ti stimola, contattami!
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