Perché in una lezione di gruppo (Consapevolezza Attraverso il Movimento), così come in una seduta individuale (Integrazione Funzionale) del Metodo Feldenkrais si viene invitati a movimenti inusuali? Ossia in combinazioni diverse dalle abitudini? Ad esempio muovere prima occhi e testa nella stessa direzione e poi in direzioni opposte oppure intrecciare le dita delle mani o dei piedi nel modo abituale e poi scalando le dita così da provare un nuovo intreccio; e ancora, vincolare la testa per muoversi attorno ad essa come perno oppure cambiare il respiro, il ritmo, la velocità, fino a sperimentazioni più complesse, in cui ci si trova in originali orientamenti e configurazioni di braccia e gambe rispetto al tronco o al bacino. Una cosa è certa: la non familiarità accende la nostra curiosità, ci allontana dall’obiettivo del movimento, incollando la nostra attenzione sul processo, dandoci la possibilità di esplorare e conoscere il modo abituale di muoverci, riconoscerne i limiti, gli sforzi inutili e tutto il non necessario a compierla e che anzi la ostacola. Ma ha anche il pregio di creare variazioni, che sono utili al cervello per l’apprendimento. Per ottenere il corretto uso della muscolatura occorrono le necessarie connessioni cerebrali e per ottenere queste connessioni occorrono strategie specifiche, una della quali è la varietà di esperienze. Se rimaniamo nel conosciuto percorriamo, anche a livello neuronale, le stesse strade. Se esploriamo modi diversi ne apriamo di nuove. Il movimento abituale non invia nuove informazioni al cervello. Nel movimento abituale si agisce in automatico. Il che è molto utile: pensa se dovessi ogni volta reimparare a guidare l’auto, ripercorrendo tutto il processo dell’azione! L’abitudine è dunque utile, ma può allo stesso tempo diventare un limite all’apprendimento e al miglioramento di una funzione. Se vuoi trovare il modo più efficace di compiere un’azione, hai bisogno di creare nuovi stimoli sensorimotori che vengono elaborati dal cervello con nuove connessioni neuronali. Si attinge così alla neuroplasticità – la modificabilità del cervello – che in altre occasioni ho chiamato il superpotere dell’essere umano. Quando si stimolano nuovi percorsi neuronali si creano e poi si rafforzano nuove strade, secondo la legge detta dagli neuroscienziati neurons which fire together wire together. E’ per questo che nel Metodo Feldenkrais non esiste il concetto di esercizio inteso come ripetizione automatica. Se vogliamo parlare di esercizio, questo va inteso sempre come un’esplorazione con l’attenzione che si sposta sulle diverse componenti dell’azione, variandole. Il movimento, infatti, nel Metodo Feldenkrais non è mai eseguito per il movimento fine a se stesso, bensì per produrre un miglioramento nel sistema nervoso, cabina di comando del movimento.
Le variazioni sono alla base del programma SmartFitness che ho elaborato per migliorare le prestazioni artistiche e sportive.
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