Correre fa bene, ormai è un assunto accolto all’unanimità, diffuso dai media, divulgato da medici ed esperti. E correre piace sempre di più. In effetti offre grandi benefici, ma quando si dice che fa bene non si dice tutta la verità. Il punto è “come” si corre. Perché può anche far male, provocare infiammazioni, tensioni, sforzi e usura che portano a problemi a volte gravi. Nella corsa, così come in ogni movimento del nostro agire quotidiano, portiamo tutte le nostre abitudini, ossia gli schemi di movimento consolidati nella nostra organizzazione muscolo-scheletrica e di cui non siamo consapevoli. Osservo spesso chi corre: vedo braccia dai movimenti asimmetrici, lontane dal corpo oppure spinte avanti e indietro in linea con il torso anziché in rotazione verso il centro; vedo bacini che ruotano in blocco con le articolazioni delle anche o come assenti dal movimento e che quindi impediscono il funzionale movimento delle coste e della colonna vertebrale di flessione, estensione e rotazione; vedo spalle rigide o tenute indietro (il modello “spalle indietro e petto in fuori”); scapole incollate alle coste, come se fossero un pezzo unico con la schiena (e, di conseguenza, braccia poco mobili e pesanti); vedo (e sento, perché cambia il rumore) piedi che atterrano sui talloni o sulla parte anteriore; vedo busti perpendicolari al suolo, toraci poco mobili, colli proiettati in avanti come se si avanzasse con la testa; vedo gambe che atterrano lontano del bacino, usurando e danneggiando le ginocchia…. vedo, in sintesi, persone che boicottano continuamente il loro corpo in quanto non ne hanno un’immagine chiara (a livello della corteccia motoria) e che non si muovono come un insieme, con l’intero corpo in armonia. Manca la consapevolezza del movimento. E non vale a nulla correggersi. La correzione astratta, non “incarnata”, ossia che non passa attraverso il corpo, non serve, perché è un modello esterno che ci si appiccica addosso e le abitudini (i nostri schemi motori) sono più forti: il cervello torna sulle sue strade sicure. Per un cambiamento vero occorre quella che gli scienziati chiamano “embodied cognition“. C’è ancora troppo poca conoscenza di come funziona il movimento nella sua relazione tra il sistema scheletrico, il sistema muscolare e il sistema nervoso. Soltanto attraverso un lavoro di consapevolezza è possibile cambiare realmente e i grandi atleti, i grandi danzatori, musicisti o acrobati lo sanno e praticano metodi di educazione somatica (embodied cognition) come il Metodo Feldenkrais: nessun modello esterno, nessuna correzione, bensì il semplice ritorno all’apprendimento organico di quando si è bambini, fatto di esplorazione, attenzione, variazioni, nuovi stimoli sensorimotori che accendono nuove strade nel cervello. Il cervello non registra muscoli o parti isolate, registra sistemi, e non usa il linguaggio verbale, ma il linguaggio motorio, quindi non ha senso allenare i muscoli se non si crea un dialogo con il cervello e soprattutto allenarli come se non facessero parte di un insieme. Nessuno fino a oggi ti ha detto queste cose, eppure attraverso un percorso di consapevolezza guadagneresti in salute, prestazioni, abilità, soddisfazioni, tempo e soldi.
Se vuoi scoprire come boicotti il tuo movimento e superare con facilità quegli schemi che ti impediscono di migliorare senza danneggiarti, contattami per un incontro sul campo (dove ti alleni, a Milano e dintorni) al fine di un’osservazione e un’analisi in presa diretta: Livia Negri, 392.2793815. Ricordati che potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione, perché dovrai essere pronto/a a ribaltare le tue convinzioni. Se non te la senti non mi chiamare.
Guarda il video tutorial 2 di SmartFitness, un piccolissimo esempio di come pochi, inusuali e facili sequenze apparentemente lontane dallo sport che pratichi, possano cambiare la qualità di percezione e di movimento.
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