Ogni lezione di Consapevolezza Attraverso il Movimento del Metodo Feldenkrais inizia con un’esplorazione del corpo sotto forma di auto osservazione. Di solito questa mappatura è eseguita da sdraiati, ma viene effettuata anche nelle lezioni da seduti, in piedi o in altre posizioni. Nella posizione supina, in cui il sistema nervoso è tranquillo poiché non impegnato nella funzione antigravitazionale, ci si osserva nella relazione con il suolo: quali parti premono di più, quali meno e quali sono staccate, quale impronta hanno le parti a contatto e quali differenze ci sono tra un lato e l’altro. Si individuano tra destra e sinistra le più pesanti e quelle più leggere, le più lunghe e le più corte, quelle più voluminose ecc. Ci si può accorgere ad esempio che un piede è più ruotato verso l’esterno o che una spalla è più distanziata dal terreno rispetto all’altra, che una mano è appoggiata con il palmo e l’altra di profilo, che un lato del bacino preme più dell’altro… E’ un’esplorazione che ci permette nel tempo di conoscere la nostra organizzazione muscolo-scheletrica, ossia le nostre abitudini (tendenze, preferenze) o schemi di movimento e di notare i miglioramenti tra il prima e il dopo della lezione e nel corso del tempo. Mentre si percepisce il corpo, si porta l’attenzione anche al respiro (dove e come esso ci muove), allo stato d’animo e ai pensieri. Il tutto senza voler cambiare nulla, soltanto come neutra osservazione. Eseguendo il body scan per tanti anni mi sono accorta che, al di là della sua importante funzione nella lezione, può essere utile come momento di rivitalizzazione, oltre che meditativo, una sorta di pratica di mindfulness ogni volta che si ha bisogno di calmare la mente, di abbassare il livello di stress. Osservare il proprio corpo in relazione alle superfici di appoggio e allo spazio permette infatti un’immediata e concreta connessione con se stessi nel qui e ora. E’ come un rallentamento, anzi, una sospensione temporale, che però ha effetti di risveglio, di una maggiore presenza e resa mentale. Risultati che si ottengono non perché li si cerchi, ma dal semplice portare attenzione, osservandosi, senza avere nessuno scopo particolare. E se si notano disagi, scomodità, fastidi, si osservano anche quelli, si “sta con”, spostando poi l’attenzione altrove. Allargando il campo di osservazione, ci si percepisce nell’insieme e nella propria integrità, anziché identificarsi con un solo aspetto. La scansione corporea ha un effetto potente, soprattutto se la si pratica nel tempo, perché viene sempre più integrata come modalità di percepirsi e di sentire se stessi rispetto all’ambiente. A me piace dire che mi permette di sapere “dove sono”. E’ così perché l’osservazione del corpo sviluppa la capacità di notare le nostre esperienze fisiche e, quindi, riconoscere immediatamente le nostre emozioni. Ha poi il vantaggio che posso farla quando e dove voglio, non ho bisogno di avere una stanza isolata e un tappetino… non appena mi accorgo che sono in accelerazione o preoccupata o in ansia so di potermi fermare, bastano anche cinque minuti, e osservare il mio corpo in qualsiasi posto mi trovi. E non è che devo respirare in certo modo o con una determinata tecnica, non devo liberare forzatamente la mente o immaginare chissà che cosa. Si tratta semplicemente di portare attenzione al corpo in relazione alle superifici di appoggio e il resto viene da sé. Non solo: eseguire questa scansione corporea percependo il proprio scheletro, che è la modalità adottata nel Metodo Feldenkrais, si scopre sempre più quanto gli appoggi possano aiutarci nel sostenerci senza un uso eccessivo della muscolatura. Si impara, cioè, a economizzare la forza muscolare, risparmiando energia e acquistando una bella sensazione di leggerezza.
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