Moshe Feldenkrais, fondatore del metodo di educazione neuromuscolare che porta il suo nome, indica la postura come “attura”. Che cosa significa questo strano nome? Feldenkrais intendeva la postura come adattamento dinamico del sistema corpo-mente nella continua interazione con l’ambiente e quindi il semplice termine postura non lo soddisfaceva perché trasmette un’idea di staticità. Ecco che cosa scrive in “Corpo e mente”:
Postura eretta significa allineamento verticale. Ma tutti i termini di questo genere, compreso postura, implicano qualche cosa di rigido e di statico. Un esame attento mostra chiaramente che la postura eretta è in realtà dinamica, con un costante assestamento della struttura corporea piuttosto che staticamente fissa.
Fu così che creò il termine “attura” come sintesi di azione e postura. Una buona postura dunque una capacità di assestamento efficiente rispetto ai continui stimoli esterni (e interni) per mantenere l’equilibrio e per muoversi con facilità. Ecco la descrizione di buona postura, sempre in “Corpo e mente”:
Il corpo dovrebbe essere organizzato in modo da poter cominciare qualsiasi movimento senza aggiustamento preliminare dei segmenti del corpo, senza una repentina modificazione del ritmo respiratorio, senza stringere la mascella inferiore né contrarre la lingua, senza alcuna tensione percettibile dei muscoli del collo e senza bloccare lo sguardo. Quando il corpo è organizzato in questo modo, la testa non viene tenuta fissa, è libera di muoversi facilmente in tutte le direzioni anatomicamente possibili.
La postura, in continuo adattamento e strettamente connessa al movimento, dipende quindi dall’uso che facciamo di noi stessi. Un uso che deriva dalle tante fasi dello sviluppo neuromotorio che nei primi anni di vita ci ha permesso di imparare a muoverci nello spazio-tempo in modo autonomo e dalle abitudini – schemi di movimento – che abbiamo assunto come adattamento individuale alle nostre esperienze. Le abitudini (o schemi neuromotori) si possono intendere come preferenze (occhi o gamba dominanti, lato più flessibile, anca più libera ecc.) e non hanno nulla di negativo in sé, ma se non ne siamo consapevoli possono diventare automatismi limitanti e perfino dannosi. Sta a noi poterli osservare per permetterci alternative e per poter scegliere e adottare risposte più funzionali. E’ una possibilità che abbiamo grazie alla plasticità del nostro cervello e del nostro sistema nervoso:
Il sistema nervoso umano, essendo specialmente portato alla formazione di schemi personali che sono più labili dei riflessi geneticamente ereditati, è anche più in grado di inibire gli schemi indesiderati e di estinguerli (M.Feldenkrais, Corpo e mente).
Questo significa che possiamo apprendere e riapprendere risposte agli stimoli che siano il più vantaggiose possibili per un benessere integrato e per riequlibrare il nostro stato di salute, a patto di non rimanere fissati alle nostre abitudini. Un lavoro sulla postura è quindi un lavoro sulla globalità della persona. Mi capita spesso che le persone che si rivolgono a me per dolori vari (schiena, spalle, collo, ginocchia ecc.) parlino di postura, dicendo che desiderano una postura migliore in modo da risolvere i loro problemi. Ebbene, queste persone non si sentono mai dire che cos’è la buona postura e non si sentono mai correggere. Sono invece invitate a un lavoro profondo su di sé che permette loro di osservare i propri movimenti, scoprire le proprie abitudini, riconoscere quelle limitanti ed esplorare nuovi modi di muoversi che risultano più soddisfacenti. La “buona postura” è infatti quella che ci permette di muoverci con facilità, senza sforzi o tensioni muscolari e questa “corretezza” è diversa se ad agire è una persona con scoliosi, una persona emiplegica, una persona che ha subito un’operazione alle anche, una persona sportiva ecc. perché la postura, oltre che essere dinamica, è individuale.
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