Hai mai sentito dire che occorre avere un centro forte (spesso definito con l’inglese core) per ottenere buone performances o per superare dolori alla schiena? E’ senza dubbio un buon consiglio, ma capita che questo concetto sia frainteso se non si prende in considerazione l’intera organizzazione muscolo-scheletrica. Siamo infatti un sistema integrato, non parti assemblate, e funzioniamo bene soltanto se il sistema è coordinato in modo efficiente. Chi lo coordina siamo noi, attraverso il nostro sistema nervoso, che è sì intelligente e programmato per il nostro benessere e la salute, ma spesso ostacolato da una scarsa conoscenza di sé e di come funziona il corpo in movimento. E così problemi e disturbi comuni che potrebbero essere prevenuti oppure risolti riguardo alla zona del bacino sono percepiti come destini inevitabili (penso all’incontinenza, ai prolassi, a una scarsa gratificazione sessuale…). Al fine di rinforzare i muscoli del pavimento pelvico vengono spesso suggerite le contrazioni volontarie conosciute come “esercizi di Kegel”, che però vengono indicati in modo isolato rispetto al resto del corpo e alle funzioni, con il rischio che diventino essi stessi un ostacolo a un buon controllo muscolare. L’approccio del Metodo Feldenkrais non considera mai una parte al di fuori del contesto – il sistema corpo-mente – e include sempre un uso completo del proprio corpo, in un percorso di osservazione ed esplorazione. Il lavoro sul bacino è dunque integrato al resto di sé, coinvolgendo parti apparentemente lontane, ma che sono invece strettamente collegate, come il viso, gli occhi, la mandibola, la bocca, la lingua. A volte le persone, credendo di lavorare con la zona pelvica, sforzano invece i muscoli del collo, stringono i denti, contraggono il viso, serrano la bocca, trattengono il respiro. Si pensi a quanto inefficaci possano risultare le spinte del parto in un caso del genere e lo stesso può capitare quando si vuole accelerare la camminata, irrigidendo la parte superiore – petto, braccia, collo – e protendendosi in avanti con il collo anziché usare la forza del bacino, sede della muscolatura più profonda e potente. Non è un caso che il bacino sia posizionato esattamente al centro del nostro corpo. Esso trasmette la forza in su lungo la colonna e in giù lungo le gambe, diventando il motore di ogni nostra azione: camminare, correre, saltare, sedersi, alzarsi, salire e scendere le scale, arrampicarsi, ma anche allungare o alzare un braccio, suonare uno strumento ecc. In sintesi il suo ruolo è fondamentale in tutti i movimenti quotidiani, così come in quelli più complessi e performanti richiesti dagli sport e dalle discipline artistiche. Non solo: la pelvi è coinvolta in molte funzioni come la digestione, l’evacuazione, la respirazione, la risposta allo stress, la sessualità, per non parlare di quelle strettamente femminili, come parto, mestruazioni, menopausa, determinanti per la qualità della vita di una donna. Per avere un’idea della complessità del sistema-bacino, basta ricordare che esso comprende i muscoli del pavimento pelvico, i muscoli addominali, quelli della schiena, quelli che collegano la schiena alle gambe, il diaframma, oltre a fare da contenitore a molti organi. Proprio perché posizionato al centro del corpo, è importante anche per il nostro stato emotivo-psicologico: “essere centrati”, “centrarsi”, “perdere il centro” sono espressioni che la dicono lunga, così come quelle riferite alla pancia, come “è una scelta di pancia”, “che cosa mi dice la pancia”, “mi fa venire il mal di pancia”. Conosciamo bene l’impatto delle nostre emozioni sul sistema gastro-intestinale e oggi la scienza parla di secondo cervello: l’intestino, sede di un sistema neuronale in collegamento con il cervello.
Diventare consapevoli dell’area della pelvi e imparare a usarla in una buona coordinazione con le altre parti significa muoversi bene e in modo sano sotto tutti i punti di vista. Il consiglio di rafforzare il centro è quindi buono se considerato in questi termini, mentre spesso è inteso come una pancia piatta e tesa. Ma come spiego nell’articolo “Addome piatto, un mito da sfatare” una muscolatura perennemente contratta, cioè corta, si indebolisce. I muscoli che lavorano bene si contraggono alla massima potenza nel minor tempo possibile per poi rilassarsi, in perfetto equilibrio con i propri antagonisti, mentre muscoli sempre contratti (corti) impediscono il movimento (diminuendo anche la sensibilità). Una pancia che non sa rilassarsi toglie inoltre spazio al respiro e ostacola il buon funzionamento degli organi interni, causando problemi intestinali o di digestione e impedendo una buona risposta allo stress (che necessita di spazio per la respirazione). Tutto questo toglie energia, forza, vitalità e provoca un invecchiamento precoce, perché ci si usura più velocemente.
Nella nostra società, sia per gli stili di vita sia per modelli culturali, spesso il bacino è una parte dimenticata, quantomeno trascurata e quindi silente, poco partecipe alla vita quotidiana. Di conseguenza se ne ha spesso un’immagine poco chiara. Tanto che i movimenti delle braccia, delle mani, così come di gambe e piedi, non vengono percepiti in relazione al bacino e anziché trarre forza da questo motore, le persone in generale la richiedono a quelle stesse parti periferiche che però non possiedono la muscolatura adatta. Da qui nascono sforzi inutili e dannosi. Primo passo per poter ritrovare il potere del bacino è quello di averne un’immagine chiara, a partire dalla sua forma ossea. Se vuoi, puoi interrompere la lettura, chiudere gli occhi e visualizzare il bacino. Se non ci riesci puoi aiutarti esplorando il tuo bacino con la punta delle dita: metti le mani sui fianchi e individua le ossa iliache, le due grandi “ali” che partono dal sacro, e seguile anteriormente fino al pube, per poi trovare il proseguimento fino agli ischi (le ossa che puoi sentire quando ti siedi). Se ti interessa un’esplorazione guidata puoi fare la lezione “Star bene da seduti 1”.
La mancata conoscenza della forma del bacino porta a una scarsa consapevolezza di come esso si muove nello spazio nella sua tridimensionalità e in relazione alle altre parti, soprattutto nel collegamento con la testa attraverso la colonna. Molte lezioni Feldenkrais invitano a esplorare il movimento del bacino in connessione con il resto del corpo e con le sensazioni cinestesiche. Sono le lezioni dedicate all’Orologio pelvico, una serie che comprende innumerevoli variazioni ed esplorazioni.
Il lavoro sul bacino apporta benefici riguardo a:
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Un grazie speciale per la foto di copertina gentilmente concessa da Esther Niego Palatchi, educatrice Feldenkrais di Barcellona.
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